Recentemente, è stato pubblicato un romanzo particolare, che si fa leggere con interesse e profondità, il cui protagonista è un uomo imperfetto nel quale ci riconosciamo tutti: è La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi) di Lorenzo Marone.
Erri Gargiulo è cresciuto tra un fine settimana con la madre e un altro con il padre. Ha pure svariati fratelli, un patrigno e un’altra mezza madre. Arrivato ai 40 anni è un uomo fragile, emotivo, incapace di scegliere e protagonista di una vita vissuta in punta di piedi. Non sa esternare i suoi sentimenti e somatizza tutto.
La svolta arriva quando sua moglie, Matilde, gli rivela di avere una relazione con un collega e lo lascia. E’ il momento! Da ora in poi, Erri decide di affrontare tutte quelle sfide alle quali si era sempre sottratto: una casa davvero sua, un lavoro che ami, il rapporto con il vero padre, con i fratelli e le sorelle.
Capisce, finalmente, che, per essere soddisfatti della vita, dobbiamo liberarci del passato: noi non siamo quello che abbiamo vissuto e non siamo obbligati a ricoprire il ruolo che la famiglia ci ha imposto. Quando, però, la moglie gli annuncia di essere incinta, Erri prende la decisione più importante della sua vita.
«Tra la speranza e il rimpianto passa un soffio. E in quel soffio trascorriamo gran parte della nostra vita.» La storia racconta la famiglia allargata italiana dei giorni nostri e la vita delle persone che ci sono accanto, che influenzano il nostro carattere sin da piccoli e ci assegnano un ruolo. Fino al giorno in cui ci ribelliamo anche a chi ci ama, perché non vogliamo vivere una vita che non sentiamo nostra.
L’autore, Lorenzo Marone, è nato e risiede a Napoli, con moglie e figlio. Laureato in Giurisprudenza, per 10 anni ha lavorato come avvocato e adesso è consulente in un’azienda privata. La professione legale non era la sua strada e lo sentiva, ma non faceva leggere a nessuno i racconti che scriveva. Poi, ha deciso di inviarli in giro e si è ritrovato a vincere premi e a vedere pubblicati i suoi romanzi. Nel Gennaio 2015 è uscito La tentazione di essere felici (Longanesi), uno degli esordi di maggiore successo dello scorso anno, da cui è stata tratta una versione cinematografica che vedremo presto, per la regia di Gianni Amelio.
Abbiamo rivolto all’autore tre domande alle quali ha gentilmente risposto.
Come si è a 40 anni? Che tipo di età è?
E’ l’età dei primi bilanci, di qualche rimpianto, ma è anche l’età della raccolta, si inizia a ricevere quanto seminato; è l’età nella quale, il più delle volte, si diventa genitori (almeno per quel che riguarda la mia generazione) e si smette di essere solo figli.
Il suo libro suscita molte riflessioni nel lettore. E nel suo autore?
Scrivere questo romanzo è stato terapeutico, come spesso accade; mi sono venuti alla mente tanti ricordi, tanti flashback e, grazie alla scrittura, ho potuto anche analizzare un periodo difficile della mia vita.
Da dove nasce l’idea di scrivere questa storia?
Sentivo il bisogno di parlare del non detto che c’è nelle famiglie, di questi rapporti che si consolidano sul silenzio, e dei ruoli che spesso la famiglia ci attribuisce, copioni che recitiamo senza crederci davvero. E di come sia necessario ribellarsi a questi ruoli predefiniti e affermare la propria individualità.